… un punto di forza nel nostro Paese (è) la cultura della Creatività,che far considerare grande il potenziale delle nostre imprese e del nostro lavoro. E in questo nuovo esprimersi della italiana, che rivive la forza di una tradizione, di un patrimonio e di una sensibilità in cui dobbiamo dedicare ben maggiore attenzione Giorgio Napolitano – Presidente della Repubblica (31 dicembre 2007)
Il 26 settembre 2017, alla Camera dei deputati in prima lettura, è stata approvata la proposta di legge finalizzata a rafforzare e qualificare l’offerta culturale nazionale e
a promuovere e sostenere l’imprenditorialità e l’occupazione, in particolare giovanile, mediante il sostegno alle Industrie culturali e creative.
Come sottolineato dalla relatrice Irene Manzi (PD), “ll nostro Paese è si quello che ha la massima densità di siti Unesco del mondo, dotato di un primato indiscusso dal punto di vista culturale, storico ed artistico, ma è anche quello che più deve dotarsi degli strumenti per far sì che questo potenziale identitario sia un volano forte per la crescita e lo sviluppo“.
Secondo il “Rapporto 2017 – Io sono cultura” (Symbola – Fondazione per le qualità italiane), al sistema culturale e creativo si deve il 6% della ricchezza prodotta in Italia (PIL), pari a circa 89,9 miliardi di euro. Un dato in crescita dell’1,8% rispetto all’anno precedente. Risorse a cui va aggiunto l’ulteriore effetto moltiplicatore che esso è in grado di produrre sul resto dell’economia, per un totale complessivo pari a quasi 250 miliardi di euro, dando lavoro a più di un milione e mezzo di persone. Il 16,7% del valore aggiunto nazionale, col turismo come primo beneficiario di questo effetto volano. Un effetto volano competitivo confermato anche dal fatto che le aree geografiche dove maggiore è il fatturato della cultura sono anche quelle dove è forte la vocazione manifatturiera.
E’ da tutto questo che parte il nostro breve viaggio per conoscere da vicino le Industrie Culturali e Creative e scoprire le opportunità che offrono.
Cosa sono le Industrie Culturali Creative (ICC)?
Il termine industria culturale è un paradigma socio-culturale introdotto e usato per la prima volta da Max Horkheimer e Theodor W. Adorno, due filosofi appartenenti alla Scuola di Francoforte. Il concetto apparve in Dialettica dell’Illuminismo (1947) per indicare il processo di riduzione della cultura a merce di consumo. Da quella data, molti sono stati studiosi di tutto il mondo (Walter Benjamin, Edgar Morin, Noam Chomsky, Nicholas Garnham, leggi anche qui) che hanno cercato di dare una definizione di questo termine. Probabilmente la definizione più chiara del concetto di “industria culturale” è quella avanzata dall’Unesco nel 1982 che fa rientrare all’interno di quest’espressione la produzione e riproduzione di beni e servizi culturali, immagazzinati e distribuiti con criteri industriali e commerciali su larga scala, in conformità a strategie basate su considerazioni economiche piuttosto che su strategie concernenti lo sviluppo culturale delle società (fonte: Wikipedia)
Nonostante i molti studi effettuati, manca una convenzione condivisa sulle definizioni di Industria Culturale Creativa. Questa debolezza di fondo si ripercuote sull’individuazione dei settori che compongono l’area delle industrie culturali e creative. Infatti il loro numero cambia a seconda dei criteri prescelti e della loro combinazione.
Il Governo inglese e il DCMS (Department for Digital, Culture, Media & Sport) sono stati i primi, agli inizi degli anni ’90, a dedicare attenzione alle industrie Creative:
Le industrie creative sono quelle che hanno origine dalla creatività individuale, abilità e talento. Esse hanno un potenziale di creazione di ricchezza e posti di lavoro attraverso lo sviluppo della proprietà intellettuale. le industrie Culturali e Creative includono la pubblicità, film e video, architettura, musica, arte e mercati antiquari, spettacolo dal vivo, computer e videogames, editoria, artigianato, software, design, televisione e radio, moda.
Nel 2010 la Commissione Europea pubblica il Libro Verde, all’interno dell’Agenda Digitale Europea per la Cultura, dove si legge:
Per “industrie culturali” si intendono quelle che producono e distribuiscono beni o servizi che, quando vengono concepite, sono considerate possedere un carattere, un uso o uno scopo specifici che incorporano o trasmettono espressioni culturali, quale che sia il loro valore commerciale.Oltre ai settori tradizionali delle arti (spettacolo dal vivo, arti visive, patrimonio culturale – incluso il settore pubblico), questi beni e servizi comprendono anche film, dvd, video, televisione e radio, videogiochi, nuovi media, musica, libri e stampa.
Già nel 2009 la Commissione sulla Creatività e Produzione di Cultura in Italia aveva pubblicato il Libro Bianco sulla Creatività contenente una definizione delle Industrie Culturali e Creative (ICC) particolarmente adatta a descrivere la situazione italiana. Nello specifico le ICC sono:
- patrimonio storico e artistico – rappresentato dai beni e dalle attività culturali (secondo l’accezione legislativa italiana) ovvero patrimonio culturale, arti dello spettacolo, architettura, musica e arti contemporanee;
- industria dei contenuti, dell’informazione e delle comunicazioni – dove il fil rouge è l’integrazione dell’high tech nella produzione di servizi (editoria, cinema, pubblicità, tv e radio, software sciences);
- cultura materiale – incentrata sulla produzione di servizi e di oggetti, comprendente i macro settori della moda, del design e dell’industria del gusto.
Con questo documento i contenuti creativi e culturali, in quanto generatori di stati emozionali, entrano a fare parte delle sfera economica diventando un mezzo per entrare in contatto con il consumatore e la sua percezione del valore di un prodotto che è più attratta dal racconto che da una percezione obiettiva.
La produzione culturale e creativa si può oggi considerare come il punto di origine delle catene del valore contemporanee: dove c’è capacità di produrre e di assorbire contenuti che fanno presa ci sono sviluppo, dinamismo innovativo, percezione di qualità della vita. (P.L. Sacco).
– Continua –
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